La scoperta dell’arte rupestre sahariana
All’inizio degli anni Trenta, il tenente francese Charles Brenans scoprì pitture e incisioni rupestri raffiguranti numerose figure antropomorfe e grandi animali della fauna selvatica africana. Si trattava delle pitture più antiche del Sahara.
Nel 1956, l’etnologa svizzera Yolande Tschudi pubblicò la prima monografia dedicata a quest’arte. Nello stesso anno, il preistorico francese Henri Lhote e un’équipe di Tuareg condussero una campagna di studio di 15 mesi organizzata dal Musée de l’Homme di Parigi, dal CNRS e dall’Institut d’études sahariennes d’Algérie. Ha svolto un ampio lavoro di documentazione nel Tassili n’Ajjer.
Al suo ritorno a Parigi, nel 1957, inaugura una mostra che riscuote un immediato e grande successo. I dipinti e le incisioni furono portati all’attenzione del grande pubblico da Henri Lhote, ma purtroppo egli fu anche il principale responsabile del deterioramento di queste scoperte. Ad oggi, i ricercatori sono riusciti a registrare più di 15.000 dipinti, disegni e incisioni realizzati circa 10.000 anni fa, con una grande varietà di soggetti che testimoniano i popoli che vivevano in questa regione in epoca preistorica. Si possono vedere animali di ogni tipo, uomini, figure più o meno umane, armi, carri, scene di vita quotidiana (pastorizia, caccia, guerra, matrimonio, accoppiamento, ecc.).